LEUCOTEA Circe, perché non l’hai ucciso?
CIRCE Ah, sono davvero una stupida. Qualche volta dimentico che noialtre sappiamo. E allora mi diverto come fossi ragazza. Come se tutte queste cose avvenissero ai grandi, agli Olimpici, e avvenissero così, inesorabili ma fatte di assurdo, di improvviso. Quello che mai prevedo è appunto di aver preveduto, di sapere ogni volta quel che farò e quel che dirò – e quello che faccio e che dico diventa così sempre nuovo, sorprendente, come un gioco, come quel gioco degli scacchi che Odisseo m’insegnò, tutto regole e norme ma così bello e imprevisto, coi suoi pezzi d’avorio. Lui mi diceva sempre che quel gioco è la vita. Mi diceva che è un modo di vincere il tempo.
LEUCOTEA Troppi ricordi di lui. Non l’hai fatto maiale né lupo, e l’hai fatto ricordo.
CIRCE L’uomo mortale, Leucò, non ha che questo d’immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia. Nomi e parole sono questo. Davanti al ricordo sorridono anche loro, rassegnàti.
LEUCOTEA Circe, anche tu dici parole.
CIRCE So il mio destino, Leucò. Non temere.
Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò
Pavese, e dire che sempre, sempre da me è stato troppo poco considerato. E quanto a ravvedersi, tu mi dirai: meglio tardi che mai.